Le mani delle donne sono come antenne: trasmettono sentimenti, amore, forza. Emanano bellezza. Parlano.

Non gli dedichiamo mai troppe attenzioni, ma sono strumenti, sono doni.

Guardando le mani di una donna si capisce chi è, da dove arriva, dove andrà. Anche la sua personalità. Se ha lavorato, accudito una casa, se ha toccato la terra, se usa la penna. Le mani parlano.

Mani morbide e curate oppure ruvide e trascurate sono comunque sempre in movimento. La donna non si ferma mai. Le sue mani sono sempre occupate, sono mani prospere.

E così anche le mani delle nonne, che oggi tremano e si presentano come se fossero state stropicciate.

Quelle stesse mani, un tempo erano mani di bambina. Mani morbide e spensierate. Mani utili per scoprire il mondo.

Poi sono diventate mani di ragazza, di adolescente. Mani che sapevano di fumo, con unghie curate. Mani che hanno aiutato a mentire, coprendo la bocca, o a dire bugie, mettendosi davanti agli occhi, ad interrompere il contatto visivo. Quello era il tempo delle dita beccate nella marmellata. Sono state le mani dei mille segreti, mani complici, ma anche mani che hanno portato tanti libri di scuola e dita che hanno sfogliato pagine.

Poi sono arrivate le mani dell’innamoramento. Mani curate, unghie lasciate crescere e tirate con lo smalto. Batticuori e delusioni le hanno poi accorciate, i denti hanno consumato sia l’unghia che il colore. Questa è stata la fase dove più mani si sono toccate, cercate, sfiorate, si sono strette tra loro ed intrecciate. Erano le mani delle carezze, dei gesti dell’amore. Mani che si cercavano e mani che si lasciavano.

Poi sono arrivate le mani che hanno stretto il vero amore, mani che hanno infilato l’anello all’anulare. Il dito della fede. Mani felici, luminose e piene di intenzioni. Mani che non volevano mai fermarsi.

Da lì, le mani hanno iniziato a toccare nuovi oggetti, a sistemare una casa diversa, la nuova casa pronta a proteggere quattro mani.

In quel tempo tutto correva in fretta e quelle stesse mani si sono presto ritrovate ad accarezzare un neonato, a vestirlo, a cambiarlo. Ecco tornate le mani dell’amore, ma un amore diverso da quello di coppia. Non soltanto mani di adulti che si sfiorano, ma una piccola mano ed una grande mano. Mani dedicate totalmente alla piccola creatura. Era il tempo delle mani che pulivano, lavavano e cucinavano. Mani sempre al lavoro e sempre in movimento, sempre frenetiche.

Da lì l’indice puntato per sgridare e per educare, le dita aperte per battere un cinque con i figli che crescevano velocemente, lasciando spazio anche ai pugni chiusi, quelli dei “no” che guidano. Erano le mani dei giusti pensieri e dei consigli. Ma erano pure le mani delle mediazioni e dei giudizi. Mani disponibili anche per aiutare i genitori e sempre pronte ad arrivare lì, dove c’era sofferenza. Mani che hanno asciugato lacrime dalle guance, che hanno stretto la fronte per arginare le preoccupazioni e toccato le labbra per pregare. Era l’età dei troppi impegni, del tempo che volava e delle mani meno curate, tendenti al ruvido, ma come sempre in movimento.

Oggi, invece, quelle mani si sono trasformate. Sembrano stropicciate, hanno tante rughe e sono rallentate nei movimenti. Sono mani sagge che a volte tremano e fanno fatica anche solo a sistemare le crocchie dei capelli bianchi. Sono mani che hanno toccato e sostenuto lo scorrere del tempo, di una vita. Oggi trattengono solo ciò che serve, ciò che è buono, non guardano al superfluo. Sono mani che si aprono in attesa di un abbraccio. Dita incrociate e sempre più sole, in cerca di un contatto. Questo è il tempo dell’attesa. Poi arriverà il freddo e qualcuno ce le riunirà sopra il nostro petto, proprio lì, vicino al cuore. MG

Riproduzione riservata